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30 marzo 2006

Intervista a Franca Rame: "Mi candido al Senato"



INTERVISTA A FRANCA RAME:

Se qualcuno dovesse accusarmi di aver fatto un’intervista di parte, non potrei fare altro che confessare. Adoro Franca Rame.

Franca è una donna che non si tira mai indietro quando ha l’opportunità di impegnarsi per una giusta causa. Si può contare sempre su un suo contributo in nome della pace, della solidarietà, della difesa dei diritti umani.
Sono amica di suo figlio Jacopo e lui all’inizio ha cercato di tenerci lontane, “Chissà cosa combinereste insieme”. Alla prima occasione abbiamo dimostrato che Jacopo aveva ragione. Non so se cronologicamente ci siamo prima conosciute o se prima abbiamo iniziato a impegnarci per qualche battaglia, certo che un giorno Franca ha sentenziato ridendo “Se vivessimo nella stessa casa avremmo già organizzato una rivoluzione”. Pacifica si intende. Purtroppo non viviamo nemmeno nella stessa città, ci parliamo al telefono, ci scriviamo e per fortuna ci incontriamo spesso in Umbria, da Jacopo, nella straordinaria “Libera università di Alcatraz”.
Con Franca balziamo dai grandi temi al gioco che si compie in una risata.
Credo che se non avessi conosciuto la famiglia Fo sarei rimasta per sempre una noiosa sentimentale, a tutti loro devo il dono dell’ironia. Da quando ho imparato a ridere in primo luogo di me stessa, mi sembra che la vita sia molto più sana. Senza contare che finalmente mi diverto.
Franca, signora del teatro e della cultura, ai miei occhi è una splendida ragazza. Il suo entusiasmo è immenso, è lei la prima a partire verso ogni nuova avventura. Indubbiamente Dario è un genio, ma, tante volte, mentre eravamo immersi in conversazioni o progetti, ho costatato che la primogenitura di un’idea era di Franca.
Scherzando, ma non troppo, ripeto che il nobel le appartiene al cinquanta per cento. In un paese normale Franca Rame sarebbe senatrice a vita, ma so fin troppo bene di non vivere in paese normale. Infatti Dario Fo non sarà sindaco di Milano e questa volta Berlusconi è innocente. E’ ancora più doloroso quando a colpire è la sinistra. Lo slogan era bellissimo “Milano non aver paura non sono un moderato”.


Cosa non ha funzionato? Gli spiriti liberi continuano a fare paura?

Certo, e evidentemente in modo del tutto trasversale, a destra come a sinistra. Nella mia vita ho subito molte prepotenze e so bene che il potere non è mai abbastanza intelligente.

Alle prossime elezioni sarai tu a presentarti … Tante volte abbiamo ragionato insieme su questa eventualità ed io sono sempre stata convinta che tu sia una preziosa risorsa per il nostro paese. Cosa ti ha fatto finalmente decidere.

Questa volta ho capito che era arrivato il momento di candidarmi, non potevo rimandare. Credo che in queste elezioni anche un solo voto possa essere decisivo e voglio anch’io dare il mio contributo a far finire quest’epoca tragicomica, più tragica che comica viste le difficoltà del campare che molti cittadini vivono.
Mi candido perché queste elezioni sono troppo importanti, penso che tanta gente schierata a sinistra potrebbe scegliere di nuovo di disertare le urne in mancanza di candidati credibili.
Spero, con la mia candidatura, di convincere qualcuno ancora in dubbio se votare o no perché deluso da una certa politica. E poi il nostro paese ha bisogno di più donne al governo.

In effetti credo che un governo di donne non sceglierebbe di mandare in guerra i propri figli, saprebbe far funzionare meglio i conti dello stato (siamo più abituate) e si occuperebbe di risolvere problemi concreti. Sarebbe bello se una donna diventasse anche presidente della Repubblica. Tu saresti perfetta.

Grazie, mi piacerebbe … dal Quirinale potrei battermi in modo efficace per fare spazio alle donne in tutte le assemblee elettive, dai consigli comunali al Parlamento. Le riempirei di casalinghe, quelle che devono far quadrare i conti con 800 euro al mese: è il solo modo per risolvere gli eterni problemi di bilancio che ha lo Stato.

Parliamo dei tuoi progetti politici

Prima di tutto darei il buon esempio rinunciando allo stipendio da parlamentare. Mi piacerebbe fare chiarezza sugli enormi sprechi che ci sono nei conti dello Stato. Credo che la riduzione del debito pubblico sia essenziale, non certo con tagli alla spesa pubblica e ai servizi come ha fatto il centro-destra o svendendo beni dello stato. Ma focalizzando l’attenzione sugli sprechi della Pubblica Amministrazione che si traducono in spese assurde a carico dei contribuenti.
Se verrò eletta impiegherò il cospicuo stipendio da senatrice per coinvolgere consulenti di livello. Interpellerò i cittadini, raccoglierò consigli, e alla fine spero di poter arrivare a proporre cambiamenti semplici, attuabili e concreti. Un piccolo esempio: la bolletta energetica dello Stato Italiano, secondo tutti gli ingegneri e i docenti universitari che abbiamo interpellato, potrebbe essere dimezzata solo se si usassero i criteri di efficienza energetica, obbligatori da tempo, già in funzione in Germania, Austria, nei Paesi Scandinavi e anche nel Trentino Alto Adige. Si tratta di una somma di denaro enorme che potrebbe essere impiegata per dare a tante persone casa e assistenza sanitaria.
C’è un altro punto sul quale vorrei battermi: l’efficienza della legge contro i reati. Oggi in Italia non vi è certezza della pena. Il meccanismo giudiziario sembra costruito intorno alla possibilità di invalidare le sentenze usando cavilli. Addirittura chi è riconosciuto colpevole di truffa, può patteggiare la condanna senza aver prima restituito il denaro estorto. Chi manda in rovina migliaia di famiglie, o si arricchisce manipolando il mercato, viene punito con una multa. Visto che sembrano piacere tanto gli americani perché non iniziamo a imitarli sulle cose buone? Negli Stati Uniti come nel resto dei paesi moderni la manipolazione del mercato viene punita con pene severissime. In Usa sono 6 anni di prigione. Al Capone fu condannato per evasione fiscale. Da noi, oggi, Al Capone per quegli stessi reati, tra condoni e prescrizione, falso in bilancio e sanatorie, se ne andrebbe a casa con un buffetto sulla guancia.

Stiamo assistendo allo smantellamento di un etica condivisa e del sociale, credi esista una soluzione per arrestare questo declino?

L’impegno è l’unica soluzione. Rendiamoci conto che il problema del nostro vicino è anche il nostro, lo sciocco egoismo asseconda il gioco dei potenti. Dobbiamo fare gruppo, far sentire le nostre voci, restare uniti. Solo così potremmo ottenere che lo Stato torni ad occuparsi del pubblico, del sociale e non degli interessi di pochi.

Letterati, artisti, uomini di scienza, architetti, musicisti, fino a qualche decennio addietro, grazie anche a un circuito virtuoso, riuscivano ad incidere sulla sfera del sociale riscuotendo larghi consensi e innescando meccanismi straordinari. Oggi questa alta capacità progettuale sembra scomparsa. Tu e Dario siete delle felici eccezioni. Ritieni che il secolo appena iniziato saprà nuovamente produrre personaggi capaci di coinvolgere coscienze e indicare nuove prospettive o siamo condannati a subire solo intellettuali di bottega?

Ci saranno personaggi di valore finché la gente non accetterà passivamente le prepotenze. Oggi, la reazione della gente, per me, è una speranza, è una risposta molto importante in un paese in cui soprattutto gli intellettuali sono distratti e indifferenti.

Per finire, cosa farai da grande?

Quello che ho sempre fatto: politica nel senso più profondo del termine con i fatti e non con le promesse.

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