In questo blog ultimamente si è parlato molto della censura e della libertà di stampa che vige in Italia.Alcuni dicono che in Italia la censura non esiste,altri dicono che la censura in Italia c'è sempre stata eccetera.La discussione che si sta svolgendo la potete trovare qui.In più di una occasione è stata citata come fonte Freedom House,quindi mi è venuta l'idea di provare a paragonare le precedenti posizioni dell'Italia in questa classifica.Inoltre ho fatto tradurre per voi dal "GRANDE WOWBAGGER" che ringrazio sentitamente, il rapporto di Freedom sul nostro paese del 2002 e del 2005.
....carta canta :D
quindi a voi le classifiche,i rapporti ed i relativi link di verifica:
Classifica Paesi a totale libertà di stampa anno 2003:
Posizioni da 21 a 30 (link di verifica)
Austria
Belize
Benin
Bolivia
Botswana
Bulgaria
Cape Verde
Chile
Czech Republic
East Timor
Fiji
Ghana
Greece
Guyana
Hungary
Israel
Italy
Kiribati
Mali
Mauritius
Nauru
Papua New Guinea
Philippines
Samoa
Sao Tome and Principe
Slovakia
Solomon Islands
South Africa
South Korea
Suriname
Taiwan
Trinidad and Tobago
Uruguay
Vanuatu
Classifica Paesi a Parziale libertà di stampa anno 2004:
74 | Italy | 33 | Partly Free |
75 | Namibia | 34 | Partly Free |
75 | Peru | 34 | Partly Free |
75 | Philippines | 34 | Partly Free |
78 | Argentina | 35 | Partly Free |
classifica paesi a parziale libertà di stampa anno 2005:
77 | Bolivia | 35 | Partly Free |
77 | Bulgaria | 35 | Partly Free |
77 | Italy | 35 | Partly Free |
77 | Mongolia | 35 | Partly Free |
77 | Philippines | 35 | Partly Free |
82 | Croatia | 37 | Partly Free |
Mettiamo a confronto i rapporti di Freedom House:
Il rapporto di Freedom House sulla situazione Italiana nel 2002:
FREEDOM OF THE PRESS -Italy (2002) |
Italia (2002) (link di verifica)
Ambiente Legale: 2
Influenze Politiche: 11
Pressioni Economiche: 14
Totale: 27
Stato: Libero
I media giornalistici privati sono in generale liberi dal controllo del governo, ma l'elezione in Maggio del primo ministro Silvio Berlusconi ha riaperto le questioni sollevate quando lui occupò quella carica diversi anni prima. Gli enormi interessi di Berlusconi nel mercato televisivo hanno messo potenzialmente il controllo del 90 per cento di tutto il mercato televisivo nelle sue mani, oltre a una notevole percentuale dell'editoria, e il relativo potere nel mercato pubblicitario.
Nelle sue responsabilità di governo sono il network televisivo statale e i tre canali principali della RAI, che forniscono la maggior parte delle notizie al pubblico televisivo. I loro consigli di amministrazione sono nominati dal parlamento. Le compagnie televisive private devono, per legge, allocare lo stesso tempo per candidati degli opposti schieramenti, in campagna elettorale.
In Luglio, durante il summit sulla globalizzazione di Genova, 16 giornalisti sono stati feriti negli assalti della polizia contro gli edifici che ospitavano i dimostranti.
FREEDOM OF THE PRESS -Italy (2005) |
Ambiente legale: 9
Influenze politiche: 13
Pressioni economiche: 13
Punteggio totale: 35
Stato: Parzialmente libero
La libertà di parole e di stampa sono garantiti dalla Costituzione.
I legislatori si sono mossi in Luglio verso l'abolizione della prigione per il reato di diffamazione, uno sviluppo salutato con favore dai media, ma gli emendamenti proposti non son ancora stati adottati.
I politici e i loro alleati hanno intentato molti processi per diffamazione contro giornalisti nel 2004; a Febbraio, il giornalista Massimiliano Melilli è stato condannato a 18 mesi di prigione e a pagare un risarcimento di 100.000 euro.
A Luglio, un giornalista e senatore di 76 anni è stato messo agli arresti domiciliari, come alleggerimento della sentenza originale del 2002 che prevedeva 29 mesi di prigione per diffamazione.
Le organizzazioni per la libertà di stampa hanno criticato due diverse perquisizioni del governo in case e uffici di giornalisti, conseguenti al rifiuto dei giornalisti di rivelare le loro fonti per alcuni controversi articoli di tipo investigativo.
La maggior parte delle società editrici sono di proprietà privata, ma spesso sono collegate ai partiti politici o gestite da grandi aggregazioni di media che esercitano qualche tipo di influenza editoriale.
In Dicembre, i giornalisti del quotidiano più venduto e autorevole d'italia, il Corriere della Sera, hanno protestato per la crescente interferenza editoriale e pressione sulla cronaca degli azionisti.
Il giornale è di proprietà di RCS Mediagroup, in cui 15 dei maggiori gruppi editoriali italiani hanno una partecipazione azionaria.
Preoccupazioni sulla concentrazione del possesso dei media sono sempre state all'ordine del giorno fin dall'elezione nel 2001 di Silvio Berlusconi, magnate dei media e cittadino più ricco d'Italia, come primo ministro.
L'ambiente della carta stampata, che consiste di otto giornali nazionali, due dei quali sono controllati dalla famiglia Berlusconi, continua a offrire opinioni politiche diversificate, incluse quelle critiche nei confronti del governo.
Comunque, Berlusconi controlla o influenza sei dei sette canali televisivi nazionali. Mediaset, una compagnia in cui ha enormi interessi, e il più grande polo TV del paese, possiede tre canali nazionali, mentre l'azienda pubblica di stato, la RAI, tradizionalmente soggetta a pressioni politiche, ne controlla altri tre.
Ci si continua a interrogare sull'impatto politico del controllo berlusconiano sui media. L'Osservatorio di Pavia, un organo indipendente di controllo sei media, ha rilevato che nel mese di febbraio la sola presenza di Berlusconi in televisione corrisponde al 42 per cento del tempo dedicato a tutti i politici.
Nel corso dell'anno il direttore della RAI, Lucia Annunziata, e una delle sue star del giornalismo televisivo, Lilli Gruber, si sono licenziate come reazione al dominio berlusconiano sui media.
Una legge a lungo attesa sul conflitto di interessi, che avrebbe dovuto risolvere le contraddizioni fra i ruoli di Berlusconi di imprenditore e come primo ministro, è stata promulgata a Luglio. Anche se la legge limita il controllo che i politici possono avere sulle loro imprese, non proibisce loro di possederle. Di conseguenza la legge, che è stata criticata come priva di efficacia, avrà un impatto trascurabile sull'impero dei media di Berlusconi.
In Aprile, il parlamento ha adottato una legge di riforma dell'assetto televisivo, conosciuta come Legge Gasparri, che apparentemente introduce diverse riforme, come il passaggio alle trasmissioni digitali (pianificato per il 2006), e la privatizzazione parziale della RAI.
La legge incontrò nel 2003 il veto del presidente Carlo Azeglio Ciampi, che fu spinto a bloccarla dalle organizzazioni dei media che sostenevano che la legge minacciava la libertà di stampa e minava il pluralismo dell'informazione. Seppure la legge nel suo testo definitivo include una clausola che pone un tetto al massimo reddito che una singola società editrice può guadagnare, essa non considera gli interessi nel cinema, nella carta stampata e nell'industria musicale. I critici della legge dicono ancora che essa rinforza il potere berlusconiano sui media. La nuova legge inoltre permette a una delle tre reti Mediaset, Retequattro, di continuare le trasmissioni terrestri. Il decreto va contro una sentenza della Corte Costituzionale del 2002 che imponeva a Retequattro di trasferire le sue trasmissioni su satellite nel Gennaio 2004 per garantire la concorrenza. Il trasferimento su satellite avrebbe comportato una notevole riduzione del valore di mercato dell'emittente.
La mia conclusione?
Il primo passo che compie un Paese quando si incammina sulla via del Regime è proibire,controllare e manipolare la libertà di stampa.
Qui sopra è ampiamente dimostrato che a causa di questo governo l'Italia non è più un paese libero..mentre prima dell'avvento "dell'unto dal signore.."
6 commenti:
Riconosco l'Ornella conosciuta tempo fa..lavoro fatto bene, non credo manchi nulla..e grazie al caro Vov!
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tua, patatopa ;)
CIAO PATATOPAAAAAAAAAAAAA
bentornata piccola...
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